La città è un organismo pulsante. È un corpo che si inebria con flussi d’aria, vento e acqua.
Ma non li possiede, essi sono contingenti. Il guaritore visionario camminava tutto il giorno, discorreva amabilmente con le minuzie e le grandiosità cittadine. Era solito trasfigurare la banalità di quanto percepiva in qualcosa di più vitale e creativo. Così rallegrava le corde tese tra le facciate addossate, raccontando loro che presto avrebbero sorretto le acrobazie di funamboli dai costumi sgargianti. Sarebbe stato un tripudio di cerchi e birilli e fiaccole volanti. Un giorno rimuginando a passi lenti i suoi pensieri, raggiunse l’argine del fiume che scorreva nella città. Le mura e le pietre lastricate dell’argine pulsavano tacitamente, ma sussultavano al soffio del vento, fremevano con un raggio di sole, guizzavano allo scroscio dell’acqua, trepidavano al loro indebolirsi, tacevano con la loro assenza. Affiorava così l’idea di una chirurgia poetica: avrebbe regalato all’argine una varietà di artifici sensibili capaci di afferrare la caducità del soffio del vento o della luce del sole permettendogli di godere il più a lungo possibile della loro presenza.
Urban Exhibition Design Studio by Daniele Mancini
First School of Architecture, Roma “La Sapienza”
2009-2010