Abstract [EN]: What influence is the increasingly widespread use of innovative technologies having on creative process? And how are the disciplinary boundaries of architecture, design, art and drama changing? But above all, how are spaces, objects, environments and cities designed in the light of the “futurable” scenarios made available by the new technologies? What are the emergent themes? Who is trying this future out? And How?
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Che influenza sta avendo l’uso sempre più esteso di tecnologie innovative sui processi creativi? E come stanno cambiando i confini disciplinari dell’architettura, del design, dell’arte, del teatro? Ma sopratutto come si progettano gli spazi, gli oggetti, gli ambienti , le città alla luce degli scenari futuribili messi a portata di mano dalle nuove tecnologie? Quali sono i temi emergenti? E chi e come si sta sperimentando questo futuro?
Sensori, attuatori, minicamere, telefonini, proiettori e microcontroller stanno diventando il vocabolario miniaturizzato quotidiano per architetti e designer ma anche per artisti visuali e registi cinematografici o teatrali. Per capirci una proiezione controllata dal un sensore che registra il movimento in una stanza, o una superficie sensibile al tatto, è come se fosse un materiale da costruzione in più, un nuovo “colore” nella scala cromatica, un nuovo sistema strutturale, un neologismo, una parola in piu’ nel dizionario, che permette di esprimere i concetti in maniera diversa, ovvero di realizzare spazi e oggetti che non s’erano mai visti prima. Attraverso alcuni esempi che provengono dal mondo dell’arte, dell’architettura, del product design, si possono illustrare una serie di temi progettuali in cui la riflessione tecnologica azzera il dibattito sulla forma nell’era del digitale, e lo supera spostando l’attenzione sul paradigma interattivo e sensibile. Per la maggior parte sono prototipi, esperimenti da laboratorio ancora non totalemte risolti ne’ immessi nel circuito del consumo di massa, altre volte sono installazioni effimere o performance transitorie durate il tempo di una biennale o di una notte senza luna. In tutti i casi, tecnologie semplici sono state innestate in un contesto tradizionale, trasformando inaspettatamente l’oggetto quotidiano in una sopresa ironicamente magica, un ambiente in una stanza senza piu’ pareti .
Not So White Walls ovvero la Carta da Parati Interattiva di Dario Buzzini begin_of_the_skype_highlighting end_of_the_skype_highlighting, interaction designer milanese formatosi all’Interaction Design Institute di Ivrea, e’ uno degli esempi piu’ straordinari. Il concetto e’ semplice: rendere la carta da parati sensibile in modo da poter accendere e spegnere la luce semplicemente sfiorando la sua superficie, e al contempo capace di visualizzare immagini cosiche’ le pareti di una abitazione, di uno showroom o di un coffe’ bar si trasformino in un immenso display a bassa risoluzione su cui visualizzare messaggi testuali inviati via sms o tramite internet. Un prototipo realmente funzionanante grazie all’uso di un inchiostro termosensibile e una cluster di resistenze opportunamente gestite da un computer.
Website – http://www.interaction-ivrea.it/it/gallery/notsowhitewalls/
Lettera 22 Pop ovvero la macchina da scrivere Olivetti piu’ famosa al mondo che scrive email progettata e prototipata dalla giovane designer indiana Aparna Rao e dallo svedese Mathias Dahlström. Anche qui ci troviamo di fronte ad un oggetto tradizionale, archeologia tecnologica quasi, interfacciato tramite sensori ad un computer connesso ad internet: un innesto puro, un ibridazione quasi trasgender. L’utente scrive su un comunissimo foglio di carta una lettera che viene inviata sotto forma di mail nel momento in cui la sfila dal rullo.
Website http://www.interaction-ivrea.it/it/gallery/22pop/index.asp
Clever Brix ovvero mattoni intelligenti del collettivo HeHe formato da tedesco Heiko Hansen e della britannica Helen Hevans con studio a Parigi. Attualmente esposti al Palazzo delle Papesse di Siena, si suddividono in due categorie: i ligh brix, cioe’ mattonelle esagonali disposte su una parete che possono essere e accese con diversi gradi di intensita’ luminosa al semplice tocco e camera brix ovvero mattoni pixel che visualizzano ciascuno un pixel di una immagine ripresa da una telecamera. Il tema e’ affascinante, l’effetto meraviglioso: pareti dinamiche e reattive spalmate su grandi superfici
Web site http://www.hehe.org/
Grace under Pressure ovvero l’installazione del DARC alla Biennale di Venezia del 2002 progettata dal collettivo Torinese CLIOSTRAAT: un ambiente buio, scandito da una griglia tridimensionale di fogli elettroluminescenti, una matrice informativa, un browser spaziale che rilascia informazioni ogni volta che un visitatore naviga all’interno del sito dell’archivio del DARC. Un vero e proprio esempio di building as an interface, una piccola installazione in cui la tecnologia ha permesso di costruire una vera e propria interfaccia tridimensionale.
Web site http://architettura.supereva.it/allestimenti/20021004/
House of No More del newyorkese Big Art Group di Caden Manson, ovvero come l’uso della tecnologia nel teatro mette in cortocircuito il rapporto tradizionalmente non mediato tra attore e spettatore. Mi spiego. Fondale e stage verde elettrico, tre schermi videoproiettati equidistanti al centro della scena, quattro videocamere sul bordo del palco, cinque videoproiettori, sei mini DV, tre computer, tre operatori, audio, luci, banco di regia, sei attori, due razze, uomini, donne, transgender ipersessuati, ma due soli personaggi: una madre impazzita per la scomparsa della figlia e un amico che l’aiuta nella sua folle ricerca . L’azione scenica si svolge al vivo sul palco che e’ un vero e proprio green screen, cioe’ un fondale tecnico di quelli usati nelle trasmissioni televisive tipo le previsioni del tempo che permette di estrapolare il soggetto ripreso e ricollocarlo su un fondale scenografico virtuale ( vi ricordate Superquark alla scoperta del corpo umano ? ). Alcuni degli attori recitano la loro parte mentre degli altri, come fossero un troupe, al contempo ne riprendono le battute con delle telecamere amatoriali : allo spettatore quindi la scelta di seguire di volta in volta la scena “vera” oppure i frammenti catturati dalle telecamere e restituiti manipolati e deformati con sincronismo e rapidita’ impressionante sugli schermi al centro del palco.
Web site http://www.bigartgroup.com/
Sky Ear di Usamn Haque , ovvero un evento nella notte del 15 Settembre 2004 a Greenwich in cui e’ stata lasciata librarsi in aria una nuvola di cellulari e palloni gonfiati ad elio: alla genete la curiosita’ di chiamare la “nuvola” e ascoltare il suono del cielo ! Una spettacolara installazione fatta cellulari appesi a 1000 palloni ad elio ad ognuno dei quali erano collegati 6 led ultraluminosi che reagivano al soffio del vento e alle onde elettromagnetiche che saturano il nostro cielo. Ancora una volta la tecnologia innestata nella natura per rendere visibile l’invisibile.
Web site http://www.haque.co.uk/
Pubblicato in:
Naked Tech, innesti di futuro sul presente: dall’oggetto alla metropoli, dai paesaggi sensibili ai cieli interattivi, in “Metamorfosi” n. 247, Gennaio/Febbraio 2005